Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il giudice amministrativo, nell'esercizio della propria giurisdizione, può negare la tutela richiesta in concreto, senza incorrere in un difetto assoluto di giurisdizione denunciabile ai sensi dell'art. 111, comma 8, Cost., anche quando tale diniego sia determinato da una erronea interpretazione o applicazione di norme di diritto europeo, purché tale interpretazione rientri nell'ambito dell'attività giurisdizionale attribuita al giudice speciale. Il controllo della Corte di cassazione è infatti limitato alle sole ipotesi di difetto assoluto di giurisdizione, che si configura quando il giudice speciale affermi la propria giurisdizione nella sfera riservata al legislatore o alla discrezionalità amministrativa, ovvero la neghi sull'erroneo presupposto che la materia non possa formare oggetto in assoluto di cognizione giurisdizionale, nonché nei casi di difetto relativo di giurisdizione, ossia quando il giudice abbia violato i limiti esterni della propria giurisdizione, pronunciandosi su materia attribuita alla giurisdizione ordinaria o ad altra giurisdizione speciale. L'eventuale errore del giudice amministrativo nell'interpretazione o applicazione del diritto europeo, che determini la negazione della tutela richiesta, non integra invece un motivo inerente alla giurisdizione, rientrando nell'ambito dell'error in iudicando, insindacabile da parte della Corte di cassazione. Ciò è conforme ai principi affermati dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, secondo cui il diritto europeo non impone agli Stati membri di prevedere la possibilità di impugnare, dinanzi all'organo giurisdizionale supremo, le decisioni di irricevibilità adottate dal supremo giudice amministrativo, quando queste siano fondate sull'assenza di un presupposto processuale.