Cassazione penale Sez. II sentenza n. 5271 del 10 febbraio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:5271PEN

Massima

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Il reato di associazione per delinquere si caratterizza per tre elementi fondamentali: 1) un vincolo associativo, tendenzialmente permanente o comunque stabile, destinato a durare anche oltre la realizzazione dei delitti concretamente programmati; 2) una struttura organizzativa idonea a realizzare gli obiettivi criminosi presi di mira; 3) l'indeterminatezza del programma criminoso. Il vincolo associativo non deve presentare carattere di assoluta stabilità, essendo sufficiente che esso non sia programmaticamente circoscritto alla consumazione di uno o più delitti predeterminati, sicché il rapporto di interazione criminosa può essere limitato anche ad un breve periodo di tempo. Il discrimine tra partecipazione al reato associativo e concorso di persone nel reato continuato va individuato nella natura dell'accordo criminoso, che nel secondo caso si manifesta in via occasionale e temporanea, per quanto funzionale a realizzare più reati determinati, mentre nella partecipazione al reato associativo l'accordo criminoso persegue il fine di realizzare un più vasto programma di azioni antigiuridiche indeterminate da compiere nell'indistinto futuro e con la permanenza di un vincolo associativo tra i partecipanti. È consentito al giudice, pur nell'autonomia del reato-mezzo rispetto ai reati-fine, dedurre la prova dell'esistenza del sodalizio criminoso dalla commissione dei delitti rientranti nel programma comune e dalle loro modalità esecutive, posto che attraverso gli stessi si manifesta in concreto l'operatività dell'associazione medesima, specie quando ricorrano elementi che dimostrino il tipo di criminalità, la struttura e le caratteristiche dei singoli reati, le modalità di esecuzione. È sufficiente la predisposizione di un'organizzazione strutturale, sia pure minima, di uomini e mezzi, funzionale alla realizzazione di una serie indeterminata di delitti, purché si presenti adeguata allo scopo illecito perseguito. In tema di tentativo, gli atti possono essere ritenuti idonei quando, valutati ex ante ed in concreto, ossia tenendo conto di tutte le circostanze conosciute e conoscibili e non di quelle oggettivamente presenti e conosciute dopo, il giudice, sulla base della comune esperienza dell'uomo medio, possa ritenere che quegli atti - indipendentemente dall'insuccesso determinato da fattori estranei - fossero tali da ledere, ove portati a compimento, il bene giuridico tutelato dalla norma violata. Il pericolo concreto di reiterazione del reato sussiste a prescindere dalla positiva ricognizione di effettive ed immediate opportunità di ricadute a portata di mano dell'indagato, essendo necessario e sufficiente formulare un giudizio prognostico che sulla base dei criteri di cui all'articolo 133 c.p., si riconnetta alla realtà emergente dagli atti del procedimento ed alle valutazioni della persistente pericolosità che è dato trarne, dovendosi effettuare una previsione correlata alla situazione esistenziale e socio ambientale in cui verrà a trovarsi l'indagato, nell'ipotesi in cui venga meno lo stato di detenzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CERVADORO Mirel - Presidente

Dott. MESSINI D'AGOSTINI - rel. Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

Dott. ARIOLLI G. - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandr - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la ordinanza del 14/04/2020 del TRIBUNALE DI NAPOLI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e i ricorsi;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Piero MESSINI D'AGOSTINI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. CARDIA Delia, che ha concluso per il rigetto dei ricorsi;
uditi i difensori avv. (OMISSIS) e avv. (OMISSIS) per (OMISSIS) e (OMISSIS), che hanno concluso per l…

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