Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condotta estorsiva, ai sensi dell'art. 629 c.p., deve essere valutata con riferimento all'effettiva finalità perseguita dall'agente, non potendosi ritenere integrata la fattispecie sulla base di un mero pregiudizio patrimoniale in re ipsa derivante dalla sottoscrizione di dimissioni, ove risulti che il lavoratore abbia successivamente ottenuto il soddisfacimento delle proprie spettanze retributive attraverso un accordo transattivo. Pertanto, la motivazione della sentenza di condanna deve dare conto in modo esaustivo dell'effettiva finalità perseguita dall'imputato mediante le condotte minacciose, senza omettere di valutare gli elementi probatori, anche documentali, che possano incidere sulla qualificazione giuridica del fatto. La mancata considerazione di tali elementi determina una motivazione apparente, comportando l'annullamento della sentenza con rinvio ad altra sezione della Corte di appello per un nuovo esame della vicenda.