La pubblica amministrazione, nell'esercizio del potere discrezionale di erogare indennizzi a tutela dei risparmiatori vittime di frodi finanziarie ai sensi dell'art. 1, comma 343, della legge n. 266/2005, è tenuta a motivare in modo chiaro e analitico il provvedimento di diniego, indicando in modo specifico le ragioni ostative all'operatività del fondo preposto all'erogazione degli indennizzi e i presupposti di fatto e di diritto che giustificano il rigetto della domanda, al fine di consentire all'interessato di comprendere le ragioni del provvedimento e di poter eventualmente esercitare il diritto di difesa. Il mancato rispetto di tali obblighi di motivazione determina l'illegittimità del provvedimento di diniego, il quale non può essere considerato mero atto confermativo di precedenti determinazioni, in quanto la presentazione di una nuova istanza a distanza di anni dalla prima risposta negativa giustifica una rivalutazione della domanda da parte dell'amministrazione. Inoltre, l'avvenuta adozione di un nuovo provvedimento di diniego, successivamente alla sentenza di primo grado che aveva annullato il precedente atto per carenza di motivazione, può comportare la sopravvenuta mancanza di interesse alla coltivazione del giudizio di appello, qualora il nuovo provvedimento risulti adeguatamente motivato.