Il giudice di legittimità, nel valutare la fondatezza del ricorso avverso la sentenza di condanna per minaccia grave, afferma che la motivazione della decisione impugnata è logica e coerente, in quanto fondata su un'attenta valutazione della prova testimoniale, la quale ha consentito di ritenere attendibile la persona offesa, le cui dichiarazioni sono risultate congruenti e corrispondenti agli esiti dell'istruttoria dibattimentale. Pertanto, le deduzioni difensive, volte a svalutare la testimonianza della persona offesa e di altri testi, nonché ad attribuire un valore esorbitante alla testimonianza della madre dell'imputata, non intaccano l'impianto argomentativo della decisione, la quale poggia su basi apprezzate per la loro solidità e non è inficiata da una parziale o illogica valutazione degli elementi di prova. Ne consegue che il ricorso è dichiarato inammissibile, con condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle Ammende.