Cassazione penale Sez. V sentenza n. 30456 del 10 luglio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:30456PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando la condotta dell'agente, valutata secondo un criterio di normalità e in relazione alle concrete circostanze del fatto, sia idonea a ingenerare nel soggetto passivo un fondato timore di subire un male ingiusto, a prescindere dall'effettivo verificarsi del turbamento psichico. L'elemento soggettivo richiesto è il dolo generico, consistente nella cosciente volontà di minacciare un male ingiusto, indipendentemente dal fine avuto di mira. Pertanto, la minaccia di danneggiare cose, se idonea a suscitare nel destinatario un ragionevole allarme, integra il reato di minaccia, a prescindere dal fatto che il male prospettato sia diretto a cose anziché a persone. Inoltre, la ragione sottostante alla minaccia, pur potendo assumere rilievo amplificatore della sua portata lesiva, non vale a sminuirne la valenza intimidatoria, che deve essere valutata nella sua idoneità espressiva, secondo un criterio di normalità e in relazione alle concrete circostanze del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO ((omissis)) - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. SESSA Renata - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 22/02/2018 del TRIBUNALE di LIVORNO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. RENATA SESSA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. LIGNOLA FERDINANDO che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
LA DIFESA SI RIPORTA AL RICORSO.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Livorno con la pronuncia impugnata da (…

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