Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 3477 del 27 gennaio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:3477PEN

Massima

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Il decorso di un considerevole lasso di tempo dalla commissione del reato, anche per i reati associativi e aggravati dal metodo mafioso, impone al giudice di motivare puntualmente, su impulso di parte o d'ufficio, in ordine alla rilevanza del tempo trascorso sull'esistenza e sull'attualità delle esigenze cautelari, non potendosi ritenere automaticamente sussistente il pericolo di reiterazione del reato sulla base della sola presunzione relativa prevista dall'art. 275, comma 3, c.p.p. Ciò in quanto il tempo trascorso, in assenza di condotte sintomatiche di perdurante pericolosità dell'indagato, può rientrare tra gli "elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari" ai sensi della medesima disposizione, imponendo al giudice una nuova valutazione sulla concretezza e attualità delle esigenze cautelari, anche in caso di sostituzione della misura cautelare originaria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Presidente

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. ROSATO Martino - Consigliere

Dott. VIGNA Maria - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 16/07/2020 del Tribunale del Riesame di Messina;
esaminati gli atti e letti il ricorso ed il provvedimento decisorio impugnato;
udita la relazione del consigliere, ((omissis));
lette le conclusioni scritte del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha concluso chiedendo la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'ordinanza impugnata, il Tribunale del riesame di Messina, in accoglimento …

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