La litispendenza, quale condizione di sospensione del processo, presuppone l'identità soggettiva ed oggettiva delle cause, non essendo sufficiente la mera coincidenza parziale delle questioni dedotte o la loro interdipendenza logico-giuridica. Pertanto, la sospensione del processo non può essere disposta in presenza di una relazione di continenza tra le cause, dovendosi in tal caso procedere alla riunione delle stesse ai sensi dell'art. 39 c.p.c. Inoltre, lo stato di pendenza dei giudizi deve essere nel medesimo grado, non potendosi configurare litispendenza tra un processo in primo grado ed uno già deciso con sentenza non definitiva, ovvero tra un giudizio pendente e uno sospeso ex art. 295 c.p.c. La valutazione circa la sussistenza dei presupposti per la sospensione del processo per litispendenza deve pertanto essere effettuata con rigore, non potendo essere estesa oltre i limiti normativamente previsti, al fine di assicurare il corretto svolgimento del processo e la ragionevole durata dello stesso, in ossequio ai principi di economia processuale e di effettività della tutela giurisdizionale.