Il diniego di condono edilizio è legittimo qualora l'immobile abusivo sia stato realizzato in assenza o in difformità dal titolo abilitativo edilizio e risulti in contrasto con le norme urbanistiche e le prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti, nonché gravato da vincoli ambientali e paesaggistici imposti anteriormente all'esecuzione delle opere, indipendentemente dall'ottenimento postumo dei relativi nulla osta da parte delle autorità competenti. Infatti, l'art. 32 della legge n. 326 del 2003 ha lo scopo di accertare che la costruzione edilizia non comprometta irreparabilmente gli interessi pubblici primari tutelati con l'imposizione di tali vincoli, fermo restando il rispetto delle prescrizioni urbanistiche. Pertanto, la sussistenza di un vincolo relativo, anche in assenza di un esplicito divieto da parte dell'amministrazione, impedisce la sanatoria dell'abuso edilizio, ove questo risulti altresì difforme dalle norme urbanistiche e dagli strumenti urbanistici. L'adeguata attività istruttoria svolta dall'amministrazione, richiamata negli atti impugnati, e la conseguente motivazione del diniego di condono edilizio sono pertanto legittime, non potendosi accogliere le censure di difetto di istruttoria e di omessa ponderazione degli interessi rilevanti.