Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare la legittimità delle varianti normative apportate dal Comune alle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore Generale, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Le varianti normative che introducono modifiche agli indici edilizi, alla disciplina degli interventi ammessi nelle diverse zone urbanistiche e alla previsione di quote minime di edilizia residenziale pubblica rientrano nell'ampia discrezionalità riconosciuta all'amministrazione comunale in materia di programmazione dello sviluppo urbanistico-edilizio del territorio, purché non risultino manifestamente irrazionali o illogiche. 2. È invece illegittima la previsione di subordinare i piani attuativi alle indicazioni di uno strumento programmatorio atipico, quale il "Programma per il riequilibrio e lo sviluppo urbanistico del territorio" (P.ri.sv.u.t.), non previsto dalla normativa statale e regionale in materia urbanistica, in quanto ciò viola il principio di tipicità e nominatività degli atti amministrativi di pianificazione. 3. Parimenti illegittima è la disciplina transitoria di "salvaguardia" contenuta nell'art. 59-bis delle Norme Tecniche di Attuazione, nella parte in cui introduce una rigida elencazione degli interventi ammessi e una generalizzata esclusione di quelli ricadenti in determinate aree, in assenza di una puntuale verifica della loro effettiva incompatibilità con le previsioni della variante urbanistica adottata. 4. Sono invece infondati i rilievi relativi alle modalità procedimentali di adozione delle varianti normative, in quanto è stata rispettata la disciplina in materia di pubblicità, partecipazione e motivazione. Pertanto, il Tribunale ha annullato parzialmente le deliberazioni comunali impugnate, limitatamente alle disposizioni in contrasto con i suddetti principi di diritto.