Il diniego di un permesso di costruire in sanatoria non può essere fondato esclusivamente sull'asserito contrasto con la destinazione urbanistica ormai decaduta, ma deve essere adeguatamente motivato in relazione al regime urbanistico applicabile nelle more della riedizione del potere comunale di pianificazione, in applicazione del principio consolidato in giurisprudenza secondo cui, in caso di decadenza del vincolo preordinato all'esproprio, trova applicazione la disciplina di salvaguardia contenuta nell'art. 9 del d.P.R. n. 380 del 2001, che costituisce il ragionevole "punto di equilibrio" tra gli interessi pubblici da soddisfare e le eventuali iniziative dei soggetti privati. Inoltre, il provvedimento di diniego deve essere adeguatamente motivato anche in ordine all'applicabilità o meno della disciplina transitoria di cui all'art. 159 del d.lgs. n. 42/2004, che consentiva la presentazione di domande di accertamento di compatibilità paesaggistica per gli interventi realizzati in assenza di titolo su aree vincolate, ove ne ricorrano i presupposti temporali. Il mancato esame di tali profili determina l'illegittimità del provvedimento di diniego per carenza di motivazione.