Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 34122 del 15 settembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:34122PEN

Massima

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Il ricorso avverso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di usura e tentata estorsione, aggravati dal metodo mafioso, è parzialmente fondato. Dalla sentenza emerge che i gravi indizi di colpevolezza a carico dell'indagato sono desumibili dalle dichiarazioni della persona offesa e della sua compagna, ritenute attendibili dal Tribunale in quanto dettagliate, univoche e corroborate dal contenuto delle intercettazioni e della documentazione acquisita. Tuttavia, la sola circostanza che l'indagato fosse legato per ragioni di parentela ad appartenenti a un presunto clan mafioso non è di per sé sufficiente a integrare l'aggravante del metodo mafioso, essendo necessario che l'indagato abbia esplicitamente richiamato tale contiguità all'ambiente criminale per rafforzare le sue minacce. Pertanto, la Corte di Cassazione annulla l'ordinanza impugnata limitatamente alla ritenuta aggravante del metodo mafioso, rinviando al Tribunale per un nuovo esame su tale profilo. La valutazione complessiva degli altri elementi indiziari, invece, risulta adeguatamente motivata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. CONTI Giovan - rel. Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Bo. Sa. , nato a (OMESSO);

avverso la ordinanza del 28/12/2010 del Tribunale di Catanzaro;

visti gli atti, la ordinanza denunziata e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));

udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

uditi per il ricorrente gli avvocati ((omissis…

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