Il giudice di legittimità, nell'esaminare il ricorso avverso la sentenza di condanna per rapina e furto, afferma che il giudizio di colpevolezza dell'imputato si fonda su un complesso e robusto compendio probatorio, non inficiato da vizi logici o violazioni di legge. In particolare, la Corte ritiene congrua e adeguatamente motivata la decisione di rigettare la richiesta di perizia sull'orologio della telecamera di sorveglianza, in assenza di elementi che inducano a dubitare del suo corretto funzionamento. Inoltre, la Corte evidenzia che i movimenti coordinati delle due autovetture, immortalati dalle telecamere, e l'intercettazione ambientale costituiscono elementi probatori solidi a sostegno della responsabilità dell'imputato, il quale non ha fornito una convincente giustificazione della sua presenza sul luogo del delitto. La Corte ritiene altresì corretta l'applicazione del termine perentorio per la richiesta di discussione orale, respingendo l'istanza tardiva del difensore, e ritiene congrua la determinazione della pena, in considerazione della gravità della condotta e del riconoscimento delle attenuanti generiche. Pertanto, il giudice di legittimità dichiara l'inammissibilità del ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.