Il piano faunistico-venatorio regionale, approvato ai sensi dell'art. 10 della legge regionale del Lazio n. 17/1995, costituisce un atto di coordinamento e programmazione che realizza l'armonizzazione dei piani provinciali sulla base di criteri di omogeneità e congruenza forniti dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Tale piano, pur potendo incidere sui piani provinciali, non è soggetto al previo parere del Comitato tecnico faunistico-venatorio regionale, il cui intervento è invece previsto solo per le successive modifiche e integrazioni del piano stesso o per l'emanazione del regolamento di attuazione. L'ente associativo riconosciuto, pur avendo legittimazione a impugnare il piano, deve dimostrare un interesse diretto e attuale alla caducazione delle singole previsioni, non essendo sufficiente la mera potenzialità della lesione. Il piano può pertanto stabilire limiti minimi di ampiezza dei fondi per il divieto venatorio, prevedere la revisione quinquennale della perimetrazione degli ambiti territoriali di caccia e disciplinare gli effetti delle disdette di assenso sulla base territoriale delle aziende faunistico-venatorie, senza che ciò comporti necessariamente la sua illegittimità, in assenza di una dimostrazione dell'effettiva e diretta incidenza di tali previsioni sulla sfera giuridica dell'ente ricorrente.