Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 22545 del 21 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:22545PEN

Massima

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Il reato di associazione di tipo mafioso di cui all'art. 416-bis c.p. richiede, oltre alla prova dell'esistenza di un'organizzazione criminale strutturata secondo i canoni tipici delle consorterie mafiose, anche la dimostrazione che tale organizzazione abbia concretamente acquisito, nel contesto territoriale in cui opera, una effettiva capacità di intimidazione, tale da determinare una condizione di assoggettamento e di omertà da parte della collettività. Pertanto, anche nel caso di articolazioni di associazioni mafiose "storiche" operanti in aree diverse da quelle di tradizionale radicamento, non è sufficiente la mera prova del collegamento organizzativo e funzionale con l'organizzazione madre, essendo necessario che l'articolazione locale manifesti all'esterno la propria connotazione mafiosa attraverso l'esplicazione di una forza intimidatrice obiettivamente riscontrabile. Solo in tal modo può ritenersi integrato il requisito della "forza di intimidazione del vincolo associativo e dell'assoggettamento e omertà che ne deriva", richiesto dalla norma incriminatrice. Ciò in ossequio a una doverosa interpretazione costituzionalmente orientata della fattispecie, volta a evitare indebite semplificazioni probatorie che finirebbero per comprimere ingiustificatamente le garanzie individuali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - Consigliere

Dott. TRONCI Andrea - rel. Consigliere

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 30/10/2017 del TRIB. LIBERTA' di REGGIO CALABRIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANDREA TRONCI;
Udito il Procuratore Generale in persona del Sost. Dr. ROBERTO ANIELLO, che ha concluso per la declaratoria d'inammissibilita' del ricorso;
Udito il difensore Avv. (OMISSIS), del Foro di Vibo Valentia, che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.

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