Il provvedimento di annullamento in autotutela di un titolo edilizio illegittimo, rilasciato sulla base di una non veritiera rappresentazione dei fatti da parte del privato, è legittimo in quanto espressione di un potere discrezionale della pubblica amministrazione, che deve valutare l'interesse pubblico al ripristino della legalità violata in comparazione con l'affidamento del destinatario dell'atto. L'onere motivazionale richiesto all'amministrazione è attenuato in presenza di vincoli che rendono palese la sussistenza di un robusto interesse pubblico "autoevidente", come nel caso di opere realizzate in zona di inedificabilità assoluta ai sensi dell'art. 15 della legge regionale n. 78/1976. La falsa prospettazione da parte del privato delle circostanze in fatto e in diritto, sulla scorta delle quali è stato adottato un provvedimento illegittimo, non consente di configurare in capo al privato una posizione di affidamento legittimo, pertanto l'interesse al mantenimento in vita del titolo edilizio risulta recessivo di fronte all'interesse pubblico al ripristino della legalità violata. Inoltre, l'inesatta rappresentazione dei fatti da parte del privato comporta l'inapplicabilità del termine per l'annullamento d'ufficio, ratione temporis fissato in diciotto mesi, ora ridotti a dodici, recato dall'art. 21 nonies della legge n. 241/1990, senza bisogno di alcun accertamento processuale penale.