Il divieto di commercio al dettaglio nelle zone produttive, sancito dall'articolo 5 della legge provinciale n. 7/2012, è stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 38/2013, in quanto invasivo della competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela della concorrenza e in contrasto con il principio generale dell'ordinamento della libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali. Pertanto, il provvedimento comunale che ha dichiarato l'inefficacia della comunicazione di ampliamento della superficie di vendita, nonché i provvedimenti sanzionatori conseguenti, sono da annullare in quanto privi di valido fondamento normativo. La pronuncia di incostituzionalità della Corte, avendo efficacia retroattiva, inficia fin dall'origine la validità e l'efficacia delle norme dichiarate contrarie ai principi costituzionali, facendo venir meno il sostegno normativo su cui poggiavano gli impugnati provvedimenti. Il giudice amministrativo non può sollevare d'ufficio la questione di legittimità costituzionale di una norma successiva all'adozione degli atti impugnati, non essendo consentita la diretta sollecitazione, nei confronti del giudice delle leggi, a una pronuncia di verifica della costituzionalità della norma, indipendentemente dall'impugnazione dell'atto che ne implica l'attuazione.