Cassazione penale Sez. II sentenza n. 28203 del 19 giugno 2018

ECLI:IT:CASS:2018:28203PEN

Massima

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Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza ai fini dell'applicazione di una misura cautelare personale, non è tenuto a compiere un'analisi approfondita di tutte le deduzioni difensive e a prendere in esame dettagliatamente tutte le risultanze processuali, essendo sufficiente che, anche attraverso una valutazione globale di quelle deduzioni e risultanze, spieghi, in modo logico ed adeguato, le ragioni del proprio convincimento, dimostrando che ogni fatto decisivo è stato tenuto presente. In tema di misure cautelari personali, la nozione di gravi indizi di colpevolezza di cui all'art. 273 c.p.p. non si atteggia allo stesso modo del termine "indizi" inteso quale elemento di prova idoneo a fondare un motivato giudizio finale di colpevolezza, essendo sufficiente qualunque elemento probatorio idoneo a fondare un giudizio di qualificata probabilità sulla responsabilità dell'indagato in ordine ai reati addebitatigli. Pertanto, il ricorso per cassazione che deduca l'insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e, conseguentemente, l'assenza delle esigenze cautelari, è ammissibile soltanto se denuncia la violazione di specifiche norme di legge ovvero la manifesta illogicità della motivazione del provvedimento, secondo i canoni della logica e i principi di diritto, ma non anche quando propone e sviluppa censure che riguardano la ricostruzione dei fatti ovvero che si risolvono in una diversa valutazione delle circostanze esaminate dal giudice di merito. Ai fini della configurabilità dell'aggravante di cui all'art. 7 del d.l. n. 152 del 1991 (oggi art. 416-bis, comma 1, c.p.), il metodo mafioso può esprimersi anche in forma indiretta o per implicito, senza che sia necessaria l'esplicita menzione dell'esistenza dell'organizzazione criminale nel contesto delle richieste estorsive, essendo sufficiente che emerga dalle modalità della condotta posta in essere. Infine, la motivazione sulla sussistenza delle esigenze cautelari e sull'adeguatezza della misura applicata è congrua e non censurabile in sede di legittimità quando, sulla base di elementi specifici e dettagliati, evidenzi l'attualità e concretezza del pericolo di reiterazione del reato, desumibile dalla gravità della condotta prevaricatrice contestata e dalla pericolosità sociale dell'indagato, anche in relazione ai suoi collegamenti con la criminalità organizzata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GALLO Domenico - Presidente

Dott. DE SANTIS ((omissis)) - Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - rel. Consigliere

Dott. TUTINELLI Vincenzo - Consigliere

Dott. MONACO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 29/05/2017 del TRIB. LIBERTA' di REGGIO CALABRIA;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dr. FABIO DI PISA;
sentite le conclusioni del PG Dr. PERELLI SIMONE il quale ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
Udito il difensore dell'indagato Avvocato (OMISSIS) ha concluso per l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza in data 29/05/2017, il Tribunale di Reggio Calabria…

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