Cassazione penale Sez. V sentenza n. 595 del 9 gennaio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:595PEN

Massima

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Il diritto di critica professionale non può essere esercitato in modo da ledere ingiustificatamente la reputazione e l'onorabilità del professionista incaricato, attraverso l'utilizzo di espressioni offensive e gratuitamente diffamatorie che esulano dal legittimo confronto sulle prestazioni rese e sulla correttezza del suo operato. Affinché le espressioni utilizzate integrino il reato di diffamazione, è sufficiente che esse, oggettivamente considerate, risultino eccedenti rispetto alle esigenze di tutela del diritto di critica, configurandosi come una gratuita aggressione alla sfera morale del destinatario, al di là di ogni spunto critico sulla contestata adeguatezza e pertinenza dell'incarico professionale conferito. In tali casi, il giudice di merito può legittimamente ritenere integrati gli estremi del reato di diffamazione, sulla base di un apprezzamento di fatto insindacabile in sede di legittimità, salvo che non risulti manifestamente illogico o privo di adeguata motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo - Presidente

Dott. BRUNO P. - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del Giudice di pace di Messina del 27/09/2011;

visti gli atti e la sentenza impugnata ed il ricorso;

udita la relazione del consigliere dr. Paolo Antonio BRUNO;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale dr. GAETA Piero, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con la sentenza indicata in epigrafe il Giudice di Pace di Messina dich…

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