Il diniego di rinnovo della licenza di porto di fucile per uso caccia può essere legittimamente disposto quando, sulla base di un complessivo quadro indiziario, emergano elementi tali da far ritenere che il richiedente non offra sufficienti garanzie circa il corretto e sicuro utilizzo delle armi. Tali elementi possono consistere nei legami di parentela stretti (fratelli e affini) con soggetti ritenuti appartenenti ad associazioni di tipo mafioso, nonché in specifiche circostanze, come il controllo in compagnia di individui di elevato spessore criminale, penalmente censurati e sottoposti a misure di prevenzione. In tali ipotesi, il provvedimento di diniego, adeguatamente motivato sulla base di una puntuale valutazione di tutti gli elementi acquisiti, non si pone in contrasto con i principi affermati dalla Corte Costituzionale, atteso che il vincolo parentale, quanto più prossimo, può giustificare il mancato affidamento nel buon uso delle armi, in un contesto sociale in cui non è improbabile che chi abbia necessità di rifornirsi di armi possa vantare diritti morali sui membri del nucleo familiare, anche in assenza di una diretta partecipazione agli interessi del sodalizio criminoso.