Cassazione penale Sez. V sentenza n. 43990 del 17 novembre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:43990PEN

Massima

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Il giudice del dibattimento, nel caso in cui ritenga diverso il fatto rispetto a quello descritto nel decreto di rinvio a giudizio, deve disporre la trasmissione degli atti al pubblico ministero ai sensi dell'art. 521, comma 2, c.p.p. In tale ipotesi, il pubblico ministero non può avanzare una nuova richiesta di rinvio a giudizio per lo stesso fatto, in quanto ciò sarebbe considerato un provvedimento abnorme da parte del giudice dell'udienza preliminare che lo accogliesse. Infatti, una volta che il giudice del dibattimento abbia escluso la sussistenza del fatto contestato nell'imputazione originaria, il pubblico ministero è vincolato a tale valutazione e non può più richiedere il rinvio a giudizio per il reato originariamente contestato, dovendo invece procedere con una nuova imputazione per il diverso fatto emerso. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione mira a garantire il rispetto del contraddittorio e del principio di correlazione tra accusa e sentenza, evitando che il pubblico ministero possa aggirare la valutazione del giudice del dibattimento attraverso una nuova richiesta di rinvio a giudizio per il medesimo fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMATO Alfonso - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - rel. Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

PMT PRESSO TRIBUNALE DI NAPOLI;

nei confronti di:

1) TE. SA. DETTO "(OMESSO)", N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 54414/2007 GIP TRIBUNALE di NAPOLI, del 27/10/2008;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GENNARO MARASCA;

Letta la requisitoria del Pubblico Ministero in persona del Dr. ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso.

La Corte di Cassazione:

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