Cassazione penale Sez. I sentenza n. 8247 del 25 febbraio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:8247PEN

Massima

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Il riconoscimento della continuazione tra più reati associativi, anche se commessi in contesti temporali e soggettivi diversi, richiede una valutazione complessiva delle risultanze processuali, che tenga conto non solo degli elementi formali e strutturali delle fattispecie, ma anche delle concrete modalità esecutive, della vicinanza temporale, della persistenza del medesimo disegno criminoso e del ruolo qualificato rivestito dall'imputato in entrambi i contesti associativi. Pertanto, il giudice non può limitarsi a considerazioni meramente estrinseche, ma deve effettuare un'analisi approfondita delle circostanze emerse dalle motivazioni delle sentenze di condanna, al fine di accertare se i reati, pur commessi in tempi e contesti diversi, siano espressione di un unico programma criminoso, ovvero se l'imputato abbia dato vita a una nuova e autonoma iniziativa delittuosa, incompatibile con l'identità del disegno originario. Solo in quest'ultimo caso, infatti, il vincolo della continuazione non può essere riconosciuto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MAZZEI Antonella P. - Presidente

Dott. BONI Monica - Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - Consigliere

Dott. CAPPUCCIO Daniele - rel. Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 19/04/2018 della CORTE APPELLO di LECCE;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. DANIELE CAPPUCCIO;
lette le conclusioni del PG, che ha chiesto l'annullamento con rinvio dell'ordinanza impugnata.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 19 aprile 2018 la Corte di appello di Lecce ha rigettato l'istanza, presentata nell'interesse di (OMISSIS), volta al riconoscimento del vincolo della continuazione, in executiv…

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