Il falso ideologico in atto pubblico per induzione si configura quando il pubblico ufficiale, nell'esercizio delle proprie funzioni, inserisce consapevolmente nel verbale di gara dati non corrispondenti al vero, alterando i termini dell'offerta presentata da un concorrente e determinando l'aggiudicazione dell'appalto in favore di quest'ultimo. Tale condotta integra il reato di falso ideologico in atto pubblico per induzione, a prescindere da un obbligo di aggiudicazione o da una pretesa discrezionalità tecnica nell'elaborazione dei dati, essendo sufficiente l'accertata difformità tra i dati forniti dal concorrente e quelli riportati nel verbale di gara. L'elemento soggettivo del dolo generico, richiesto dalla norma incriminatrice, può essere desunto dalla palese divergenza tra i dati reali e quelli falsamente rappresentati, senza che assumano rilievo eventuali esiti di contenzioso amministrativo successivi al momento consumativo del reato. Pertanto, la sentenza che, pur riconoscendo l'obiettiva falsità dei dati inseriti nel verbale di gara, escluda la sussistenza del reato per difetto dell'elemento soggettivo, sulla base di una motivazione errata nelle premesse e illogica nell'argomentazione, deve essere annullata con rinvio al giudice civile competente per valore in grado di appello, affinché proceda a nuovo esame applicando correttamente i principi di diritto enunciati.