Cassazione penale Sez. I sentenza n. 32426 del 26 luglio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:32426PEN

Massima

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Il giudizio di pericolosità sociale ai fini dell'applicazione di una misura di prevenzione personale richiede un'autonoma e concreta valutazione della persistenza della pericolosità del soggetto proposto al momento della decisione, anche in presenza di precedenti penali per reati di associazione mafiosa o di agevolazione di tali organizzazioni criminali. Tale valutazione non può fondarsi su mere presunzioni di pericolosità permanente, ma deve essere adeguatamente motivata con riferimento a specifici indicatori, quali il livello di coinvolgimento del soggetto nelle pregresse attività del gruppo criminoso, la capacità operativa mantenuta dal sodalizio nonostante le azioni repressive, nonché l'eventuale manifestazione di comportamenti denotanti l'abbandono delle logiche criminali. Il decorso di un apprezzabile lasso di tempo tra la condotta penalmente rilevante e il giudizio di prevenzione impone un'attenta valutazione circa la concreta attualità della pericolosità, senza poter automaticamente desumere la sua permanenza dal pregresso inserimento in contesti mafiosi. Il giudice della prevenzione ha l'obbligo di effettuare un'autonoma rielaborazione dei fatti emersi, senza potersi limitare a recepire acriticamente le valutazioni operate in sede penale, specie quando il relativo giudizio non sia ancora divenuto definitivo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BONITO Francesco M. S. - Presidente

Dott. CASA Filippo - Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

Dott. MAGI Raffaello - rel. Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso il decreto n. 5/2015 CORTE APPELLO di LECCE, del 10/06/2015;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAGI RAFFAELLO;
lette le conclusioni del P.G. Dott. FILIPPI Paola, che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso.
IN FATTO E IN DIRITTO
1. Con decreto emesso in data 10 giugno 2015 la Corte di Appello di Lecce ha respinto l'appello proposto da (OMISSIS) avverso la decisione con cui in primo grado - il 3 marzo 2015 - era stata applicata al (OMI…

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