Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 23820 del 31 maggio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:23820PEN

Massima

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Il rifiuto di atti d'ufficio, previsto dall'art. 328 c.p., è un reato di pericolo che si perfeziona con il mancato compimento di un atto dovuto, a prescindere dal concreto nocumento arrecato. Tuttavia, perché la condotta sia penalmente rilevante, è necessaria la chiara consapevolezza del pubblico ufficiale di realizzare un evento "contra ius", senza che il diniego trovi plausibile giustificazione nelle norme che disciplinano i doveri d'ufficio. Pertanto, non integrano il reato di rifiuto di atti d'ufficio condotte dovute a negligenza, scarso impegno o difficoltà organizzative dell'ufficio, che possono al più rilevare sul piano disciplinare. Il giudice deve valutare in concreto, anche in relazione alle accertate disfunzioni dell'ufficio, se la condotta omissiva del pubblico ufficiale sia stata consapevolmente orientata a realizzare un evento indebito, senza alcuna plausibile giustificazione. Solo in tal caso la condotta può essere ritenuta penalmente rilevante ai sensi dell'art. 328 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. CARCANO D. - rel. Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. PATERNO' RADDUSA Benedet - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI TARANTO;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 6/2011 CORTE APPELLO SEZ.DIST. di TARANTO, del 22/11/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 27/02/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. DOMENICO CARCANO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Lettieri Nicola, che ha concluso per il rigetto del ricorso;

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