Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10976 del 15 marzo 2002

ECLI:IT:CASS:2002:10976PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La misura cautelare della custodia in carcere può essere disposta solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza e di concreti elementi che giustifichino le esigenze cautelari, quali il pericolo di inquinamento probatorio e il concreto rischio di reiterazione del reato. La mera affermazione generica di tali esigenze, senza una adeguata motivazione che ne dimostri la sussistenza nel caso specifico, rende il provvedimento illegittimo e passibile di annullamento. In particolare, il pericolo di inquinamento probatorio non può essere desunto automaticamente dalla sola circostanza che il materiale indiziario non sia esclusivamente documentale, ma debba essere integrato da assunzione di testimonianze, senza spiegare le ragioni per cui la detenzione dell'indagato sia necessaria per garantire la genuinità delle prove. Analogamente, il pericolo di reiterazione del reato deve essere motivato con riferimento a specifici elementi concreti, senza limitarsi a considerazioni generiche, soprattutto quando l'indagato non rivesta un ruolo organico nella pubblica amministrazione. La valutazione dei gravi indizi di colpevolezza, invece, rientra nella competenza esclusiva dei giudici di merito, la cui motivazione non è censurabile in sede di legittimità se non in caso di manifesta illogicità o assenza totale.

Sentenza completa

A seguito di numerose videoregistrazioni, perquisizioni domiciliari, sequestri di merce e di documenti, e di altre indagini condotte dalla DIGOS di Agrigento il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento riteneva sussistenti gli elementi per potere affermare che presso il magazzino della CRI sito in via Esseneto operasse una associazione per delinquere, che si sovrapponeva alla struttura legale esistente.
Questa associazione dirottava derrate alimentari inviate dall'AGEA per conto della CEE destinate a persone indigenti indicate negli appositi elenchi a persone non legittimate e pretendeva dagli Istituti religiosi che legittimamente ritiravano la merce il pagamento di una somma di denaro.
In tali fatti l'Accusa ravvisava i delitti di associazione per delinquere, peculato e concussione e chiedeva al GIP presso il Tribunale di Agrigento la emissione della misura cautelare della custodia in carcere in danno di diverse persone, tra le quali C. G., rit…

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