Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 28131 del 13 luglio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:28131PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria posizione e dei poteri connessi alla funzione, minacci il privato di adottare un provvedimento pregiudizievole per indurlo a consegnare indebitamente denaro, commette il reato di concussione. A tal fine, è sufficiente che l'agente pubblico si avvalga della sua qualifica e delle facoltà ad essa connesse per costringere il privato a subire la sua condotta illecita, approfittando della situazione di difficoltà in cui versa quest'ultimo. Non è necessario che l'agente pubblico abbia il potere di adottare direttamente il provvedimento minacciato, essendo sufficiente che egli possa in qualche modo influenzarne l'adozione. Inoltre, la circostanza che il privato miri ad ottenere una dilazione nei pagamenti dovuti all'amministrazione non esclude la configurabilità del reato, in quanto il vantaggio conseguito non è dovuto. Infine, il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio giustifica l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, in assenza di misure meno afflittive idonee a fronteggiare tali esigenze cautelari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgi - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza dell'8 maggio 2012 emessa dal Tribunale di Roma;

visti gli atti, l'ordinanza impugnata e il ricorso;

udita la relazione del Consigliere Dott. ((omissis));

udite le richieste del Sostituto Procuratore generale, Dott. ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito l'avvocato (OMISSIS), che ha insistito per …

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