Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12789 del 22 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:12789PEN

Massima

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La mancata indicazione delle modalità di identificazione del querelante nell'atto di ratifica della querela non determina l'invalidità della querela stessa, purché risulti accertata la sicura provenienza della stessa dal soggetto che l'ha presentata. Ai fini della ritualità della presentazione della querela, l'articolo 337 c.p.p., comma 4, che prevede l'identificazione del querelante da parte dell'autorità che riceve la querela, deve essere interpretato in modo non formalistico, essendo sufficiente che le generalità del querelante siano trascritte nell'atto, senza necessità di riportare i dati identificativi ricavati da un documento di riconoscimento. L'identificazione del querelante può, pertanto, ritenersi validamente avvenuta anche per conoscenza personale o per precedente identificazione, purché non vi siano dubbi sulla veridicità dell'indicazione della sua identità nell'atto di querela.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V. S. - Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI ANCONA;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 16/04/2018 del GIUDICE DI PACE di JESI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. IRENE SCORDAMAGLIA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. LIGNOLA Ferdinando, che ha concluso chiedendo;
Il Proc. Gen. conclude per l'annullamento senza …

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