Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Le dichiarazioni accusatorie rese dall'indagato alla polizia giudiziaria in assenza di difensore e non verbalizzate né sottoscritte, ma semplicemente riportate in una annotazione di servizio o in un'informativa di reato, sono inutilizzabili ai fini dell'emissione di una misura cautelare personale, in quanto non possono costituire "gravi indizi di colpevolezza" ai sensi dell'art. 273 c.p.p. Ciò in quanto tali dichiarazioni, non essendo suscettibili di alcuna utilizzazione dibattimentale neppure ai limitati fini di cui all'art. 503 comma 3 c.p.p., non sono idonee a formulare una prognosi di probabilità della colpevolezza dell'indagato. Il giudice, pertanto, nel valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per l'applicazione di una misura cautelare, non può tenere conto di tali dichiarazioni, ma deve effettuare una "prova di resistenza" per verificare se altri elementi di fatto, eventualmente presenti negli atti, siano comunque idonei a integrare il requisito della gravità indiziaria richiesto dalla legge.