La presentazione di una denuncia di inizio attività (DIA) non dà origine ad un provvedimento tacito di assenso direttamente impugnabile dinanzi al giudice amministrativo. Gli interessati possono solamente sollecitare l'esercizio delle verifiche spettanti all'amministrazione e, in caso di inerzia, esperire esclusivamente l'azione di cui all'art. 31, commi 1, 2 e 3, del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104. Pertanto, il ricorso avverso l'autorizzazione implicita formatasi sulla DIA è inammissibile, in quanto la normativa applicabile al momento della sua proposizione prevedeva che la DIA non costituisse un provvedimento tacito direttamente impugnabile. Tale principio, introdotto dall'art. 6, comma 1, lett. c), del D.L. 13 agosto 2011 n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011 n. 148, mira a semplificare e accelerare i procedimenti amministrativi, limitando la possibilità di impugnazione diretta degli atti taciti e imponendo agli interessati di sollecitare previamente l'esercizio dei poteri di verifica e controllo da parte della pubblica amministrazione. Ciò consente di evitare un contenzioso giurisdizionale immediato, favorendo il corretto esercizio delle funzioni amministrative e la tutela degli interessi pubblici coinvolti. La compensazione delle spese di giudizio è giustificata dalla novità della disciplina normativa e dalla circostanza che, al momento della proposizione del ricorso, la relativa modifica legislativa era intervenuta da poco tempo.