Cassazione penale Sez. II sentenza n. 34915 del 21 settembre 2021

ECLI:IT:CASS:2021:34915PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il reato di estorsione si configura quando l'agente, mediante minacce e intimidazioni, costringe la persona offesa a consegnare denaro o altre utilità, anche se la vittima percepisce una modesta pensione mensile, e il tentativo di ritrattazione da parte dell'imputato non è ritenuto attendibile in presenza di riscontri testimoniali sulle originarie accuse. La motivazione della sentenza di condanna per il reato di estorsione è adeguata e logica quando ricostruisce in modo completo e coerente il fatto, valorizzando le plurime dichiarazioni rese dall'imputato nel corso delle indagini, anche in assenza della testimonianza diretta della persona offesa deceduta prima del dibattimento. Il vizio di motivazione dedotto in sede di legittimità in modo generico e aspecifico, senza alcuna critica nel merito della motivazione della sentenza di appello, non è idoneo a superare il giudizio di manifesta infondatezza del ricorso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GALLO Domenico - Presidente

Dott. MANTOVANO Alfredo - rel. Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

Dott. ARIOLLI Giovanni - Consigliere

Dott. MONACO Marco Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 28/03/2019 della CORTE APPELLO di BARI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ALFREDO MANTOVANO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. CUOMO LUIGI, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita'.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
1. La CORTE di APPELLO di BARI, con sentenza in data 28/03/2019- dep. 31/05/2019, riformava la…

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