La sussistenza dell'aggravante di cui all'art. 7 della legge n. 203 del 1991 (favoreggiamento di associazioni di tipo mafioso) richiede il dolo specifico di agevolare direttamente l'attività dell'associazione criminale, non essendo sufficiente la mera consapevolezza di arrecare un vantaggio indiretto al sodalizio. Pertanto, l'esclusione di tale aggravante per i reati di truffa contestati all'imputato è legittima ove il giudice accerti che egli abbia agito al solo fine di conseguire un profitto personale, senza il diretto intento di favorire l'associazione mafiosa. Analogamente, per l'integrazione del reato di intestazione fittizia di beni di cui all'art. 12-quinquies della legge n. 356 del 1992, è necessario che emerga la prova dell'appartenenza dell'imputato all'associazione mafiosa, non essendo sufficiente la mera fittizia intestazione di quote societarie, ove non risulti accertato il fine specifico di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale.