Il decreto di espropriazione per pubblica utilità di immobili di interesse culturale, anche se privi di autonomo valore artistico, storico o archeologico, è legittimo quando finalizzato all'acquisizione e alla migliore fruizione pubblica del bene culturale vincolato, senza che sia necessaria l'approvazione di un progetto definitivo delle opere, in quanto la procedura espropriativa è disciplinata dall'art. 95 del Codice dei beni culturali e non dall'art. 96 relativo all'espropriazione per fini strumentali. L'Amministrazione, nel valutare l'interesse pubblico sotteso all'espropriazione, deve comunque considerare anche gli interessi privati coinvolti, bilanciandoli con l'esigenza di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Il decreto di vincolo di interesse culturale, regolarmente trascritto nei registri immobiliari, è opponibile ai terzi e non può essere contestato in sede di impugnazione del successivo provvedimento espropriativo, essendosi ormai consolidato.