Il rispetto delle distanze minime tra impianti di distribuzione di carburanti, previste dalla normativa regionale, costituisce un principio fondamentale volto a tutelare il legittimo interesse di ciascun gestore a preservare un bacino di utenza minimo, anche in assenza di una specifica disposizione applicabile al caso concreto. Pertanto, in mancanza di una disciplina legislativa esaustiva sulla nozione di "stessa direttrice di marcia", l'interpretazione di tale concetto deve essere orientata a criteri di logica e ragionevolezza, applicando in via residuale ed analogica la distanza minima più bassa contemplata dalla legge, ossia i 200 metri previsti per gli impianti situati nel primo chilometro di strada a partire dalla perimetrazione dell'abitato. Il mancato rispetto di tale distanza minima, anche tra impianti ubicati su strade diverse ma interconnesse e tali da intercettare il medesimo bacino di utenza, comporta l'illegittimità del provvedimento autorizzativo rilasciato dall'amministrazione comunale.