Il trasporto marittimo di migranti irregolari, anche se effettuato dietro compenso e senza l'uso di violenza, integra il delitto di procurato ingresso illegale nel territorio dello Stato, essendo irrilevante la mancata consapevolezza da parte degli imputati della finalità illecita del trasporto o l'asserita costrizione all'adempimento del compito loro affidato. La responsabilità penale degli imputati può essere affermata sulla base di un compendio probatorio che, oltre alle loro parziali ammissioni, si fondi sulle dichiarazioni di altri testimoni, anche se non pienamente attendibili, purché sorrette da riscontri esterni, senza che sia necessario che i giudici di merito indichino specificamente le ragioni per le quali hanno ritenuto di valorizzare tali contributi. La mancata contestazione da parte dei ricorrenti delle argomentazioni decisive della sentenza impugnata, incentrate anche sulle loro stesse ammissioni e sulla totale insostenibilità della tesi difensiva, rende il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile.