Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) può concorrere con i reati di lesioni personali (artt. 582 e 585 c.p.) e violenza privata (art. 610 c.p.), in quanto tali condotte, pur essendo strumentali all'esecuzione o all'aggravamento degli atti persecutori, tutelano beni giuridici diversi, ovvero la libertà individuale di autodeterminazione e la tranquillità psichica della persona. La remissione di querela per il reato di atti persecutori non determina l'estinzione del reato quando le minacce siano state reiterate e gravi, tali da cagionare alla vittima un grave e perdurante stato di ansia e timore per la propria incolumità. L'aggravante del nesso teleologico (art. 61 n. 2 c.p.) è configurabile quando i reati di lesioni personali e violenza privata siano stati commessi al fine di eseguire o aggravare il reato di atti persecutori, in quanto le condotte offensive e minacciose costituiscono parte integrante della condotta persecutoria. La valutazione della personalità violenta dell'imputato, della durata e gravità delle condotte, nonché dell'assenza di resipiscenza, può giustificare il diniego delle circostanze attenuanti generiche.