Il comportamento contrario ai doveri nascenti dal matrimonio, che determina l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza, costituisce il presupposto per la pronuncia di addebito della separazione personale ai sensi dell'art. 151, comma 2, c.c. Spetta al giudice di merito valutare, sulla base degli elementi di fatto acquisiti, se sussista il nesso di causalità tra il comportamento di uno dei coniugi e il determinarsi della crisi coniugale, con conseguente onere di chi eccepisce l'inefficacia di tali fatti di provare l'anteriorità della crisi rispetto alla violazione dei doveri matrimoniali. Nell'ambito della determinazione dell'assegno di mantenimento ex art. 156 c.c., il giudice deve effettuare una valutazione comparativa delle risorse economiche dei coniugi, tenendo conto non solo dei redditi, ma anche di ogni altro elemento di ordine economico o suscettibile di valutazione economica, idoneo a incidere sulle condizioni economiche delle parti. La condanna alle spese processuali, in caso di riforma della sentenza di primo grado, rientra nel potere discrezionale del giudice di appello, il quale deve procedere ad un nuovo regolamento delle spese in base all'esito complessivo della lite, con l'unico limite del divieto di porre le spese a carico della parte totalmente vittoriosa.