Cassazione penale Sez. II sentenza n. 18552 del 17 maggio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:18552PEN

Massima

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La minaccia di non restituire un bene sottratto, formulata attraverso la richiesta di denaro rivolta a chi originariamente possedeva il bene, integra il reato di estorsione, in quanto tale richiesta influisce sulla libertà di determinazione del soggetto passivo. Ai fini della configurabilità del reato di estorsione, non è necessario che la minaccia sia esplicita, essendo sufficiente che essa sia idonea a incutere timore e a coartare la volontà della vittima in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell'agente, alle condizioni soggettive della vittima e alle condizioni ambientali in cui questa opera. Inoltre, la consapevolezza da parte dell'agente della provenienza furtiva del bene può essere desunta da elementi indiziari, come l'inverosimiglianza della versione difensiva circa l'acquisto del bene. Quando l'azione costrittiva è finalizzata a far sorgere una posizione giuridica che altrimenti non potrebbe essere vantata né conseguita attraverso il ricorso al giudice e ne consegua un ingiusto vantaggio patrimoniale, è configurabile il reato di estorsione, e non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, il quale presuppone l'esistenza di un diritto già azionabile dinanzi a un giudice. Infine, in caso di declaratoria di estinzione per prescrizione di uno dei reati in continuazione, il giudice di appello può procedere a una riduzione proporzionale dell'aumento di pena per la continuazione, senza che ciò integri una motivazione carente, purché tale riduzione risulti ragionevole e adeguatamente giustificata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SIRENA ((omissis)) - Presidente

Dott. CAMMINO Matilde - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. CHINDEMI Domenico - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

avverso la sentenza emessa il 28 gennaio 2008 dalla Corte di appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, nell'interesse di:

MO. An. Co. n. (OMESSO);

Visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere dott. CAMMINO Matilde;

udita la requisitoria del pubblico ministero, sost. proc. gen. dott. GIALANELLA Antonio, che ha chiesto l'annullamento senza rinvio limitatamente alla pena e la rideterminazione della …

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