Il gesto di un genitore che abusa sessualmente del proprio figlio minore, anche se isolato e non sistematico, integra il reato di abuso sessuale su minore di cui all'art. 609-quater c.p., in quanto la natura sessuale dell'atto è desumibile dalla condotta tenuta e dalle dichiarazioni della vittima, la quale, pur essendo minore, è ritenuta attendibile e capace di riferire in modo appropriato quanto accaduto, a prescindere dall'eventuale assenza di danni psicologici accertati. In tali casi, la testimonianza della parte offesa costituisce prova sufficiente per l'affermazione di responsabilità dell'imputato, purché sottoposta a rigoroso controllo di attendibilità intrinseca, particolarmente necessario quando si tratti di teste minorenne. Inoltre, la condotta processuale dell'imputato, che non abbia protestato la propria innocenza ma si sia limitato a giustificare il proprio comportamento come frutto di una precoce e anomala educazione sessuale della figlia, può essere valutata dal giudice come elemento indiziario della sua responsabilità. Infine, il fatto che l'episodio incriminato sia rimasto isolato non esclude la configurabilità del reato, in quanto tale circostanza non rappresenta una regola inderogabile, dovendo il giudice valutare anche altri elementi, come la tempestività dell'intervento della madre a seguito della scoperta dell'accaduto.