Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 40788 del 7 settembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:40788PEN

Massima

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Il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti si configura quando sussistono i seguenti elementi: a) l'esistenza di un gruppo, i cui membri siano consapevolmente aggregati per il compimento di una serie indeterminata di reati in materia di stupefacenti; b) l'organizzazione di attività personali e di beni economici per il perseguimento del fine illecito comune, con l'assunzione dell'impegno di apportarli anche in futuro per attuare il piano permanente criminoso; c) sotto il profilo soggettivo, l'apporto individuale apprezzabile e non episodico di almeno tre associati, che integri un contributo alla stabilità dell'unione illecita. La prova del vincolo associativo può essere data anche attraverso l'accertamento di "facta concludentia", quali i contatti continui tra gli spacciatori, i frequenti viaggi per il rifornimento della droga, le basi logistiche, le forme di copertura e i beni necessari per le operazioni delittuose, le forme organizzative, sia di tipo gerarchico che mediante divisione dei compiti tra gli associati, la commissione di reati rientranti nel programma criminoso e le loro specifiche modalità esecutive. La costituzione e la partecipazione all'associazione non è esclusa per il fatto che essa sia imperniata per lo più intorno a componenti della stessa famiglia, né è incompatibile con l'accertamento di una pluralità di cessioni di droga tra gli stessi partecipi all'associazione, né da eventuali conflitti di interesse tra i soci in ordine ai singoli atti di cessione. Ai fini della configurabilità del reato associativo, non è necessaria l'esistenza di un'articolata e complessa organizzazione, connotata da una struttura gerarchica con specifici ruoli direttivi e dotata di disponibilità finanziarie e strumentali per un'estesa attività di commercio di stupefacenti, essendo sufficiente anche un'elementare predisposizione di mezzi, pur occasionalmente forniti da taluno degli associati o compartecipi, sempre che gli stessi siano in concreto idonei a realizzare in modo permanente il programma delinquenziale oggetto del vincolo associativo. Ai fini della valutazione delle esigenze cautelari, il giudice deve verificare che la misura applicata risulti adeguata a fronteggiare le esigenze cautelari che si ravvisano nel caso concreto, secondo il paradigma della gradualità del sacrificio imposto al soggetto sottoposto a restrizione, e che la misura cautelare sia proporzionata all'entità del fatto e alla sanzione che sia stata o si ritiene possa essere irrogata. Il requisito della "concretezza" del pericolo di reiterazione criminosa non si identifica con quello dell'"attualità", quest'ultimo derivante dalla riconosciuta esistenza di occasioni prossime favorevoli alla commissione di nuovi reati, ma con quello dell'esistenza di elementi concreti sulla base dei quali è possibile affermare che l'imputato possa commettere delitti della stessa specie di quello per cui si procede.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MONTAGNI Andrea - rel. Presidente

Dott. PEZZELLA Vincenzo - Consigliere

Dott. RANALDI Alessandro - Consigliere

Dott. TANGA Antonio Leonar - Consigliere

Dott. MICCICHE' Loredana - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 16/02/2017 del TRIB. LIBERTA' di CATANZARO;
sentita la relazione svolta dal Presidente Dott. MONTAGNI Andrea;
lette/sentite le conclusioni del PG DELIA CARDIA;
IL P.G. DOTT.SSA CARDIA Delia, conclude per il rigetto del ricorso;
E' PRESENTE L'AVV. (OMISSIS) DEL FORO DI LAMEZIA TERME CHE CHIEDE L'ACCOGLIMENTO DEL RICORSO.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Catanzaro, con l'ordinanza indi…

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