Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23299 del 16 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:23299PEN

Massima

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Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è il seguente: Il reato di false dichiarazioni a pubblico ufficiale ex art. 495 c.p. si configura quando l'agente rende dichiarazioni false destinate ad essere riprodotte in un atto pubblico o comunque fidefacente, idoneo a documentarle, a prescindere dalla finalità di provare la verità del fatto. Tale obbligo di fornire le proprie generalità alle autorità di pubblica sicurezza non può essere escluso in base al principio del "nemo tenetur se detegere", in quanto tale principio opera solo nell'ambito del processo penale e non può essere esteso a situazioni esterne ad esso, ove vi siano interessi di rilevanza pubblica e costituzionalmente garantiti, come l'ordine pubblico e la sicurezza. Pertanto, il rifiuto di fornire le proprie generalità alle forze dell'ordine, anche al di fuori di un procedimento penale, integra il reato di false dichiarazioni a pubblico ufficiale, non potendo essere giustificato dall'inesigibilità della condotta richiesta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. SANDRELLI Giangiacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

SA. Al. , nata il (OMESSO);

avverso la Sentenza della Corte d'Appello di Roma del 19.1.2009;

sentita la Relazione svolta dal Cons. Dr. Gian Giacomo Sandrelli;

Sentite le Requisitorie del P.G. (nella persona del Cons. Dr. Angelo Di Popolo), che ha chiesto annullarsi senza rinvio relativamente al reato di cui al capo g) perche' estinto per prescrizione.

Rigetto nel resto e rideterminazione della pena.

IN FATTO

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