Cassazione penale Sez. I sentenza n. 106 del 7 marzo 1985

ECLI:IT:CASS:1985:106PEN

Massima

Massima ufficiale
Ai fini dell'applicazione delle misure di prevenzione ai sensi della legge 31 maggio 1965 n. 575, ancorché integrata dalla legge 13 settembre 1982 n. 646 e successive modif. dovendo tale legge essere correlata a quella 27 dicembre 1956 n. 1423, non è necessaria una particolare dimostrazione dell'appartenenza del soggetto ad associazioni mafiose ma è sufficiente la sussistenza di indizi di tale appartenenza. Ciò tuttavia non significa che il giudice della prevenzione, venendo meno al principio di legalità cui deve ispirarsi, per il suo carattere giurisdizionale, il procedimento di prevenzione, le cui conseguenze incidono sensibilmente sulla libertà personale del cittadino e, in base alla successiva formulazione legislativa anche sulla libertà economica, possa prescindere da una corretta valutazione degli elementi indiziari e dall'obbligo di una motivazione immune da quei vizi che inficiano nella sua essenza il provvedimento adottato. La legge, invero, non consente di dare rilievo a meri sospetti ma richiede la sussistenza di veri e propri "indizi" cioè di quella categoria di elementi di prova che sono ricavati, mediante un procedimento logico - induttivo, da circostanze, fatti e comportamenti specifici e concreti che, come tali, sono suscettibili di analisi critica, contestazione e dimostrazione. (Alla luce degli esposti principi il solo rapporto di parentela o di affari con persone comunque inserite in associazioni mafiose è stato ritenuto mero elemento di sospetto).

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