Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12659 del 28 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:12659PEN

Massima

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La diffamazione a mezzo stampa, aggravata dall'attribuzione di fatti determinati, è un reato che si configura quando un giornalista, senza adeguata verifica della veridicità delle informazioni, pubblica notizie lesive della reputazione di soggetti pubblici, anche in relazione a fatti storici risalenti, senza che il contesto spazio-temporale possa costituire una causa di giustificazione. Il diritto di critica, infatti, presuppone la verità dei fatti posti a fondamento della stessa, mentre il diritto di cronaca richiede il rispetto dei limiti della continenza e dell'interesse pubblico. Pertanto, il giornalista che diffonde notizie false e gravemente diffamatorie, omettendo di effettuare i necessari controlli sulle fonti, non può invocare alcuna esimente e deve rispondere del reato di diffamazione a mezzo stampa, a prescindere dal contesto storico in cui le affermazioni sono state rese. La condanna al risarcimento del danno in favore delle parti offese deve essere pronunciata in solido nei confronti di tutti gli imputati, in applicazione del principio di solidarietà tra condannati per il medesimo fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMATO Alfonso - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - rel. Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) RU. AL. N. IL (OMESSO);

2) BO. AG. ;

3) MA. RE. N. IL (OMESSO) C/;

4) B. U. N. IL (OMESSO) C/;

5) CO. DA. N. IL (OMESSO) C/;

avverso la sentenza n. 6745/2008 CORTE APPELLO di MILANO, del 03/11/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 23/11/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in pe…

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