Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 18886 del 19 aprile 2017

ECLI:IT:CASS:2017:18886PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che si appropria di denaro o di altra cosa mobile altrui di cui abbia il possesso per ragioni del suo ufficio o servizio, commette il reato di peculato, anche qualora tale appropriazione sia realizzata mediante l'esibizione di falsi provvedimenti autorizzativi, in quanto in tal caso il possesso del bene è già qualificato dalla ragione d'ufficio o di servizio, a differenza della truffa in cui l'impossessamento del denaro o di altra utilità costituisce conseguenza logica e temporale degli artifizi e raggiri posti in essere dal funzionario altrimenti privo della possibilità di acquisirne direttamente l'importo, non avendone autonomamente la disponibilità. Pertanto, il professionista delegato dal giudice a curare le operazioni di vendita nell'ambito di procedure di esecuzione che si appropri delle somme corrisposte dagli aggiudicatari delle vendite, commette il reato di peculato, in quanto ha la disponibilità giuridica di tali somme in ragione del suo ufficio, ancorché la loro consegna sia subordinata alla verifica, meramente formale, del funzionario di banca in ordine alla sussistenza di un decreto autorizzatorio. La giurisprudenza di legittimità ha, infatti, chiarito che il possesso qualificato dalla ragione dell'ufficio o del servizio, ai fini della configurabilità del peculato, non è solo quello che rientra nella competenza funzionale specifica del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio, ma anche quello che si fonda su un rapporto che consenta al soggetto di inserirsi di fatto nel maneggio o nella disponibilità della cosa o del denaro altrui, rinvenendo nella pubblica funzione o nel servizio anche la sola occasione per un tale comportamento. Pertanto, il giudice di legittimità può procedere alla corretta qualificazione giuridica del fatto, anche in assenza di impugnazione del pubblico ministero, purché nel rispetto del diritto di difesa dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CARCANO Domenico - Presidente

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

Dott. D'ARCANGELO Fabrizio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 16/06/2016 della Corte di Appello di Campobasso;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Fabrizio D'Arcangelo;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. TAMPIERI Luca, che ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio con riferimento ai capi D) e G);
udito il difensore, avv. …

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