Cassazione penale Sez. II sentenza n. 3652 del 27 gennaio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:3652PEN

Massima

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Il delitto di estorsione ex art. 629 c.p. si configura quando la condotta minacciosa e violenta dell'agente, pur finalizzata all'esercizio di una pretesa, assume caratteri di tale forza intimidatoria e sistematica pervicacia da andare oltre il ragionevole intento di far valere un diritto, coartando ingiustamente la volontà della persona offesa al fine di conseguire un profitto. Ciò si verifica anche quando la pretesa fatta valere non sia tutelabile dinanzi all'Autorità Giudiziaria, essendo irrilevante a tal fine l'elemento psicologico soggettivo dell'agente. Pertanto, ai fini della distinzione tra il delitto di estorsione e quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone ex art. 393 c.p., il giudice deve valutare l'entità della violenza e l'intensità dell'intimidazione posta in essere, non potendo la condotta dell'agente degenerare in manifestazioni sproporzionate e gratuite di violenza, incompatibili con il ragionevole intento di far valere un diritto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GENTILE Mario - Presidente

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - Consigliere

Dott. BELTRANI Sergio - Consigliere

Dott. CARRELLI PALOMBI R. - rel. Consigliere

Dott. TUTINELLI Vincenz - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 11/3/2014 della Corte d'appello di Reggio Calabria;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. CARRELLI PALOMBI DI MONTRONE ((omissis));
udito il Procuratore Generale, in persona del Dott. TOCCI Stefano, che ha concluso chiedendo che il ricorso venga dichiarato inammissibile.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza in data 11/3/2014, la Corte di appello di Reggio Calabr…

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