La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: Nelle azioni di accertamento negativo di un indebito oggettivo nel pubblico impiego, l'onere di provare i fatti costitutivi del diritto alla ripetizione dell'indebito, ovvero l'inesistenza di una causa giustificativa del pagamento, grava sulla pubblica amministrazione che ha effettuato il recupero delle somme ritenute indebitamente corrisposte, in quanto titolare della posizione sostanziale attiva, a prescindere dalla sua posizione processuale di convenuta. Tale onere probatorio non può essere assolto mediante la sola indicazione di un dato numerico relativo all'eccedenza corrisposta, essendo necessaria l'individuazione nominativa degli assistiti cui si riferisce l'indebito, in considerazione della peculiare disciplina del rapporto di pubblico impiego e degli specifici obblighi informativi posti a carico della pubblica amministrazione nei confronti dei dipendenti. L'eventuale buona fede dell'accipiens non esclude la ripetibilità dell'indebito, dovendo essere assicurato che l'adempimento della prestazione restitutoria avvenga con modalità rispettose dei criteri di buona fede e correttezza.