Il comportamento della pubblica amministrazione nell'esercizio del potere pubblico deve essere improntato ai principi di correttezza, buona fede e lealtà, a tutela dell'affidamento e delle legittime aspettative del privato. La violazione di tali doveri di comportamento, anche in assenza di un provvedimento amministrativo espresso, può dar luogo a responsabilità risarcitoria della P.A. nei confronti del privato, la cui cognizione spetta alla giurisdizione del giudice amministrativo ai sensi degli artt. 7 e 30 del codice del processo amministrativo. Il risarcimento del danno per lesione dell'affidamento ingenerato nel privato da un provvedimento favorevole poi annullato, o dalla mancata adozione di un provvedimento, costituisce una questione patrimoniale consequenziale all'esercizio del potere pubblico, rientrante nella giurisdizione del giudice amministrativo, a prescindere dalla qualificazione soggettiva della condotta come pubblicistica o privatistica. L'annullamento del provvedimento favorevole non fa venir meno il nesso di causalità tra l'esercizio del potere e il danno subito dal privato, essendo il provvedimento annullato comunque espressione di un potere pubblico la cui illegittima o scorretta esplicazione è fonte di responsabilità risarcitoria. Il giudice amministrativo è pertanto competente a conoscere della domanda di risarcimento del danno per violazione dei doveri di correttezza e buona fede nell'esercizio del potere pubblico, anche in assenza di un provvedimento espresso, in quanto tale domanda è strettamente connessa all'esercizio del potere e non può essere scissa dalla tutela dell'interesse legittimo.