Cassazione penale Sez. II sentenza n. 40253 del 5 settembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:40253PEN

Massima

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Il possesso di beni archeologici di provenienza illecita, anche se acquistati in buona fede attraverso canali di vendita online generalmente ritenuti sicuri, integra il reato di ricettazione di cui all'art. 648 c.p. Ai fini della configurabilità del reato non è necessaria una perizia tecnica per l'accertamento dell'interesse culturale del bene, essendo sufficiente quanto accertato e dichiarato dagli organi competenti della pubblica amministrazione. L'elemento soggettivo del reato di ricettazione è integrato dalla consapevolezza, anche solo generica, della provenienza delittuosa dei beni, non essendo rilevante la mancanza di diligenza nell'effettuare verifiche sulla loro origine, configurabile semmai un'ipotesi contravvenzionale. La pena irrogata deve tenere conto del numero, della natura e del valore archeologico e storico dei beni sequestrati, nonché della posizione incensurata dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI Giovanni - Presidente

Dott. CERVADORO Mirella - rel. Consigliere

Dott. ALMA ((omissis)) - Consigliere

Dott. PACILLI Giuseppina A. - Consigliere

Dott. TUTINELLI Vincenzo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS) a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 26/04/2016 della CORTE APPELLO SEZ. DIST. di TARANTO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. CERVADORO MIRELLA;
Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale, nella persona del Dr. MURA Antonio, il quale ha concluso chiedendo che il ricorso venga dichiarato inammissibile.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Con sentenza del…

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