Cassazione penale Sez. I sentenza n. 11237 del 9 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:11237PEN

Massima

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Il comportamento di colui che abbia consapevolmente e deliberatamente concorso a determinare la situazione di pericolo, decidendo in modo libero e volontario di reagire e accettare la sfida altrui, non rientra nell'ambito di operatività della scriminante della legittima difesa, neppure sotto il profilo dell'eccesso colposo. Ciò in quanto l'uso del termine "necessità" nella formulazione dell'art. 52 c.p. ha una portata perentoria, che esclude dal suo orizzonte applicativo qualsiasi caso di volontaria determinazione di una situazione di pericolo, incluso quello in cui l'agente abbia innescato, o contribuito ad innescare, una sorta di sfida con l'aggressore, affrontandolo direttamente, per giunta munito di un'arma letale di cui la vittima invece non disponeva. La decisione di ritornare e affrontare la vittima per darle "una lezione" costituisce il frutto di una scelta libera e volontaria dell'imputato, implicante la consapevole accettazione del rischio della reazione della vittima e dell'evento conseguitone, escludendo in radice anche la configurabilità della legittima difesa putativa. L'attenuante della provocazione non è invocabile quando il fatto apparentemente ingiusto della vittima, cui l'agente abbia reagito, si inserisce in una logica di reciproche provocazioni e ripicche, non consentendo di attribuire all'uno piuttosto che all'altro contendente lo specifico fatto ingiusto che ha dato causa immediata alla reazione delittuosa. Perché ricorra l'aggravante dei futili motivi, occorre che la determinazione criminosa sia stata causata da uno stimolo esterno così lieve, banale, e sproporzionato rispetto alla gravità del reato, da apparire assolutamente insufficiente a provocare il delitto, tanto da potersi considerare, più che una causa determinante dell'evento, un mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale. L'errore di diritto in cui è incorsa la sentenza impugnata sul punto comporta l'esclusione dell'aggravante, con conseguente necessità di rinvio per la rideterminazione della pena.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CORTESE Arturo - Presidente

Dott. SANDRINI E. Giusepp - rel. Consigliere

Dott. SARACENO ((omissis)) - Consigliere

Dott. MANCUSO ((omissis)) - Consigliere

Dott. TALERICO Palma - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 4/2015 CORTE ASSISE APPELLO di SALERNO, del 06/10/2015;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 06/10/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis)) SANDRINI;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. LOY ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso;
Udito per la parte civile, l'Avv. (OMISSIS), che si riporta alle proprie …

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