Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato di associazione di tipo mafioso ex art. 416-bis c.p. può essere desunta da un complesso di elementi probatori, tra cui: i) il contenuto di numerose intercettazioni telefoniche che evidenziano il ruolo di un soggetto quale membro attivo dell'associazione, impegnato nel finanziamento della cosca e nel disbrigo di affari legati al reperimento di denaro da inviare ai capi detenuti, nonché nella cura dei rapporti fra i familiari e gli associati in carcere; ii) le dichiarazioni di collaboratori di giustizia che confermano il coinvolgimento del soggetto negli affari della consorteria mafiosa; iii) il suo stretto legame con altri membri del clan, di cui funge da tramite. L'interpretazione del linguaggio criptico utilizzato nelle conversazioni intercettate rientra nella valutazione discrezionale del giudice di merito, se logicamente motivata sulla base di massime di esperienza, senza che ciò comporti un vizio di motivazione. Inoltre, la ricostruzione delle movimentazioni di denaro tra il soggetto indagato e gli altri membri dell'associazione, anche attraverso il coinvolgimento di terzi, è coerente con l'ipotesi delittuosa contestata e non determina alcuna contraddittorietà o illogicità della motivazione.